MILANO
ARCH WEEK: CAPITALE MONDIALE DELL’ARCHITETTURA
L’Architettura
fra tradizione e rivoluzione: dall’abitazione come oggetto all’ “abitare” come
concetto
Con la seconda edizione di Arch Week, per cinque giorni
Milano si conferma capitale mondiale dell’architettura, coinvolgendo l’audience
in un fitto palinsesto di eventi aperti a tutti, workshop, installazioni,
mostre, performance, lecture con alcuni tra i più prestigiosi vincitori del
premio Pritzker.
L’edizione 2018 della manifestazione ha avuto come titolo “Urbania,
uno sguardo sul futuro delle città” (direzione artistica targata Stefano Boeri),
proponendosi come un articolato momento di riflessione sul futuro delle
dinamiche dell’architettura e della complessità urbana contemporanea. E stato toccato
anche il concetto dell’accesso ai servizi, l’avanzamento del digitale,
l’adozione di soluzioni sostenibili nei grandi contesti urbani.
Ma come
si è evoluta l’architettura rispetto il passato?
Il ruolo dell’architettura è venuto a confrontarsi con
un’ineluttabile esigenza di rottura rispetto alla tradizione precedente, si è
praticamente aperto un varco rivoluzionario. Il novecento è stato il secolo del
“diritto alla casa”, nel quale si è cercato di garantire a un numero sempre
maggiore di persone un’abitazione dignitosa e possibilmente di proprietà. Per garantire
un’abitazione a tutti, la densità demografica ha comportato però solo un apparente
miglioramento della qualità della vita.
Il nuovo secolo, focalizzando la sua attenzione proprio su
queste questioni di ordine etico, ha ribaltato completamente il ruolo
dell’architettura mettendo al suo centro “non più l’abitazione come oggetto, ma
l’abitare come concetto.”
Cosa
intendiamo con il concetto di “abitare”?
Per prima cosa si rifà alla natura intrinseca dell’essere
umano.
Questo spazio metaforico dove vivere, questo abitare, deve,
per forza di cose, trovare uno spazio geometrico entro il quale muoversi; è questo
il ruolo dell’architettura ma anche il mutamento profondo del suo punto di
vista!
Abitare
non significa banalmente occupare uno spazio, invaderlo con il proprio corpo. È
qualcosa di più, è un fatto intimo, che comporta l’attaccamento a qualcosa che
ci rappresenta, Un tempo l’idea della casa girava proprio attorno al concetto
di focolare e di condivisione tra i suoi abitanti. Oggi le nuove tecnologie
hanno mutato il senso dell’abitare e, con esso, anche la concezione degli spazi
interni; tutto porta a un grande decentramento, che mette le persone della casa
in relazione non tanto fra di loro, quanto con il mondo esterno. Da
qui nasce e cresce l’esigenza di rinnovamento urbano.
Nei progetti di rinnovamento urbano, l’architettura, quale
forma mediata di intersoggettività deve ritrovare il suo ruolo di arte sociale
ed essere in grado di interpretare le esigenze della comunità, nonché quelle
della natura dei luoghi e del risparmio delle risorse ambientali. Oggi sempre
più si parla infatti di “architettura di relazioni”, necessità di progettare
organicamente i nessi spaziali e fisici, fra suolo e edificio, fra spazi
interni e esterni, fra usi pubblici e usi privati, fra aperto e coperto, fra
natura e artificio, e di fare di questi nessi il significato primario del
progetto medesimo. È necessario però che il rinnovamento urbano avvenga
mettendo al centro la persona, con attenzione agli aspetti sociali, economici
ed ambientali. La tutela e la valorizzazione delle risorse naturali, la qualità
delle relazioni sociali, la solidarietà, la sicurezza, l’inclusione sociale,
l’uso sapiente delle tecnologie e la cura del territorio dovrebbero quindi
essere le linee guida dei processi di rinnovamento realmente efficaci.
Qual è
il ruolo della tecnologia in questo scenario?
L’impiego della tecnologia è il sintomo di un bisogno di
rendere l’esperienza architettonica sempre più funzionale. Parliamo di due
universi che si integrano in modo affascinante e suggestivo disegnando il moderno
mondo del costruito. Nuovi materiali e nuove tecnologie corrispondono a nuove
figurazioni e articolazioni più varie e complesse, a nuovi significati e
"narrazioni”. Attualmente, si registra poi una rinnovata fiducia nei
confronti della tecnologia che, ridefinito il suo ruolo alla luce dei problemi
della sostenibilità, offre la promessa di un nuovo rapporto, non antagonistico,
con il delicato equilibrio ambientale.
Ci
stiamo spostando velocemente sempre più verso gli scenari di smart city, building
automation, smart home, IoT che si integrano negli spazi dell’abitare in un
matrimonio perfetto con il design e l’architettura.
Lo
spazio non soddisfa più solo l’armonia delle forme, ma vuole prepotentemente essere
anche funzionale, smart, future proof e sostenibile. La tecnologia diventa
etica e l’etica inizia a parlare la lingua della tecnologia.
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