“IL
CONCETTO DEL BELLO: TRA ARMONIA E RIBELLIONE”
“La bellezza è una forma di Genio, anzi la
più alta proprio perché non necessita di spiegazioni. E’ uno dei grandi fatti
del mondo come la primavera, la luce solare, il riflesso dell’acqua” …con tono irriverente scriveva anche questo
la brillante penna di Oscar Wilde.
Ogni
giorno siamo sottoposti a stimoli che ci portano a interrogarci su cosa sia
effettivamente il “concetto del Bello.” E’ un motore di equilibrio, pacatezza, armonia ma anche inquietudine, perdita dei
canoni, ribellione. Non c’è niente, come essa, in grado di attraversare i
secoli, smuovere le coscienze, parlare un linguaggio universale. Viviamo in una
continua ricerca dei suoi scorci, di quel motore rigenerativo che ci consente
di evadere ed innalzarci.
Filosofia, arte, design, letteratura, musica, cinema si
muovono da secoli alla continua spasmodica rappresentazione di questo slancio
legato alla forza, all’armonia, al mistero, alla sacralità. E’ qualcosa di
essenziale e “culminante” nella vita, a cui non si può rinunciare; l’abitudine
alla contemplazione di qualcosa che risponde ai suoi canoni ci conduce ad un
atteggiamento più positivo ed aperto anche da un punto di vista sociale.
La bellezza che viaggia col tempo indossandone diversi
abiti riguarda sempre una relazione a due - chi guarda e chi o cosa è guardato-
e non è mai uguale a se stessa. Il canone di quella classica diventa fondamento
dell’arte e dell’architettura antica, in particolare quella greca: lì è
perfezione, soddisfazione di numeri e regole imposte. Il bello diventa grande,
smisurato, sovraumano e celestiale. Quella medievale si fa, invece, decadente
per poi tornare al suo splendore nel Rinascimento. Col Romanticismo invece, non
è più il divino a generare bellezza ma la Natura come esaltazione dell’esteso
ed infinita azione sull’ uomo. Negli anni ’50 e ’60 la Pop Art si occupa della riproduzione
di quell’ immagine di bellezza tanto cara al “popolo” e all’ homo consumens; un lavoro di esaltazione
che celando una forte ironia e derisione di quell’ estetica fragile e, a tratti,
frivola, segna il passaggio dalla centralità della filosofia e della psicologia
al mito dell’apparenza. Il Marketing tesse la tela della bellezza, ne definisce
i contorni e i margini d’azione. L’uomo, che è stato prima spostato in secondo
piano rispetto al consumo e all’ azione mediatica che un progetto potrebbe
suscitare, è ritornato oggi come focus principale: nella realtà odierna lo
spettacolare, smisurato, memorabile e l’emozione tornano a solcare l’idea di
bello, a discapito dell’equilibrio che dovrebbe suscitare nell’uomo.
Il concetto di Bello e Buono, che coincidevano secondo gli
antichi, sono attraverso il design moderno, combinati oggi ad una terza
proprietà: l’Utile. Il pendolo della
bellezza, nel design, oscilla infatti tra due opposte idee. Da una parte
rigore, asciuttezza formale, sottrazione, accento sulla funzione: la
bellezza del Togliere; dall’altra invenzione, allegria, ricercatezza,
ispirazione artistica: la bellezza dell’Aggiungere. Si
pensa, con un certo conforto dei fatti, che nelle epoche di benessere il
pendolo oscilli verso il primo polo, in quelle di crisi verso il secondo.
All’ opposto, quando i tempi sono difficili, è come se il design ci venisse in
soccorso e ci confortasse con forme e colori. Ovviamente, al di là delle
divisioni troppo rigide, queste due idee di bellezza convivono, a volte nello
stesso oggetto, ma con momenti di maggiore o minor fortuna.
Non è comunque solo nell’ arte o in natura, ma la Bellezza è
anche nel saper fare, nell’ “imprenditoria illuminata”, nell ’innovazione,
nell’ anticipare il futuro e disegnarlo, come Noi cerchiamo di fare ogni giorno.
Anche nella Digital Transformation i software, i tool, gli strumenti digitali mirano
a soddisfare le regole dell’estetica e dell’armonia grafica: uno scenario, che
potrebbe apparire più vicino alle macchine e meno all’ uomo, cerca di rispondere,
invece,in tutte le sue estensioni al concept del “bello”.
Ricordiamoci
sempre, in qualsiasi sfera, che la Bellezza non va comunque mai interpretata e
vissuta come un “trono” su cui sedersi, ma come un trampolino che può aiutare
solo se coadiuvato da altro. Se non c’è emozione non si rivela né esiste, e la
suggestione non nasce mai dalla conformità alla massa, ma da uno stile, da un’impronta,
da un sigillo personale.
La Bellezza fa rima con personalità, in ogni
latitudine, in ogni campo.
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