APPALTI OPEN BOOK: UN NUOVO FORMAT
PER TRASFORMARE LE CITTA’
Qualche mese fa ho partecipato ad un seminario organizzato
da Fiabci e Associazione Aspesi, nella cornice suggestiva del Castello di Chiavari.
Topic centrale sono stati gli Appalti
Open Book, nuovo format contrattuale che sta disegnando la geografia della
futura urbanizzazione sostenibile nelle grandi città.
Chi mi conosce sa quanto io sia aperto ad abbracciare il
“nuovo” e questa innovativa tendenza, rappresenta certamente un punto di forza
e vantaggio rispetto l’approccio tradizionale. Nello scenario di Milano poi,
città dinamica e a respiro internazionale, il tema è parecchio sentito e
salutato positivamente come formulazione negoziale più flessibile. Questa città,
nello specifico, è molto attrattiva per questo genere di interventi e la clientela
internazionale viene irretita da questo format d’appalto inusuale per l’ordinamento
giuridico italiano. L’appalto Open Book, di matrice inglese, trova comunque sempre
più attuazione quando la partita la giocano soprattutto gli operatori
stranieri, ma prenderà sempre più piede tra gli attori italiani. Si sta
diffondendo nel nostro Paese una cultura e una sensibilizzazione verso questa
opportunità.
Nel settore immobiliare si stanno affermando contratti
alternativi ai tradizionali per rispondere alle esigenze di un mercato in
continua evoluzione: questa nuova soluzione nasce infatti per rispondere alle
trasformazioni continue della domanda. Il rapporto tra committente, progettista
e appaltatore è decisamente permeato così da trasparenza e prevenzione dei
claim. Un contratto Open Book (OBA – Open Book Accounting) viene eseguito
dall’impresa di costruzioni coinvolgendo il Committente nella selezione dei
subappalti, condividendo in totale trasparenza tutte le informazioni
riguardanti i costi. La contabilità di progetto è liberamente “auditabile” dal
Committente: il profitto dell’impresa come pure il costo dell’appalto generale,
che il committente è disposto a sostenere (budget opere), sono due obiettivi
chiariti e definiti prima dell’inizio del progetto.
Il processo Open Book è quindi un contratto a 4 mani tra
l’impresa generale e il cliente o il suo project manager: si punta ad un
approccio integrato di tutti gli attori della filiera. La scelta di tutti
subappaltatori e di tutti i prodotti che andranno a comporre l’edificio viene
quindi definita insieme al cliente finale. Questo per le società che producono
è sicuramente un vantaggio rispetto al contratto tradizionale. Con il contratto
Open Book il cliente può infatti intervenire per decidere quale sia il prodotto
migliore, che spesso non è quello al miglior prezzo, ma è quello che soddisfa
il miglior rapporto qualità prezzo, la migliore innovazione o quello che serve
al building per determinate esigenze.
Quello che mi fa più piacere è proprio il vento di
innovazione che soffia sul mondo del Costruito, che io osservo sempre con
grande entusiasmo. La tecnologia poi vi apporta quel valore aggiunto
fondamentale, che oggi indossa sempre di più i valori dell’efficienza energetica
e della sostenibilità. Il Costruito non è per me soltanto un comparto di
mercato, un insieme di contratti, normative, architetture, progetti, approvazioni.
L’immobiliare, a mio avviso, è soprattutto opportunità, crescita, flessibilità,
persone.
Quest’attenzione anche della contrattualistica verso il
mondo del Real Estate, mi fa capire le potenzialità di questo comparto, quanto
ancora possa dare, e quanto si spinga sulla flessibilità e sulla trasparenza di
qualcosa che plasma il nostro abitare
e il nostro vivere.
Ben venga la
trasparenza e la flessibilità di un sistema che sta contribuendo a dare nuova forma
e consistenza alle città in cui lavoriamo, viaggiamo, abitiamo.
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