I dati personali
sono quasi la nuova forma di valuta nel mondo digitale. Proteggerli sta diventando sempre più difficile visto che un numero
maggiore di hacker sta entrando nel mercato del dark web e che i cyber-criminali sono sempre più abili nel trovare
modi per aggirare le misure di protezione dei dati.
La Commissione
Europea ha da tempo compreso la gravità della situazione ed è intervenuta lo
scorso 25 Maggio con l’applicazione definitiva del Regolamento Generale
sulla Protezione dei Dati (GDPR). Il GDPR governa il modo in cui vengono
gestite le informazioni personali e copre qualsiasi sistema che li raccolga. Il
regolamento è stato implementato in
risposta al numero crescente di violazioni dei dati subite dalle
organizzazioni e per tutelare le persone contro le vulnerabilità e difficoltà
finanziarie conseguenza del furto dei loro dati personali.
Come sappiamo, il regolamento offre una serie di linee-guida che le aziende sono chiamate a tradurre in attività facendo riferimento alle singole
realtà professionali. Questo processo comporta una serie di adempimenti e coinvolge tutte figure aziendali, che a vario titolo e con diverse modalità
devono garantire la privacy di clienti, fornitori e collaboratori.
Un’azienda è passibile di sanzione se, per esempio, non ha
policy adeguate per il consenso al trattamento dei dati personali o se viola i
principi alla base del concetto di Privacy by Design. A mio avviso, però, un errore altrettanto grave e - ahimè ancora molto
frequente - è non coinvolgere sufficientemente il personale.
La maggior parte dei dipendenti non è al corrente di come
i dati vengono raccolti e utilizzati all'interno
dell’organizzazione, e neanche del fatto che potrebbero violare la legge. Spesso
gli impiegati pensano che il regolamento riguardi solo le informazioni relative
alle carte di credito, ma sarebbero sorpresi di sapere quanto i dati accumulati sui sistemi aziendali mettano
a rischio le organizzazioni stesse. Gli hacker infatti prendono di mira questi
dispositivi e sfruttano le connessioni
IP per accedere a reti e database più profondi in cui sono archiviate le
informazioni.
Per evitare costose sviste ai protocolli di sicurezza dei
dati, le aziende devono proteggersi da
queste minacce coinvolgendo
proattivamente i dipendenti. La loro vigilanza
attiva sui processi quotidiani, non solo impedirà le violazioni, ma
contribuirà a mantenere la fiducia dei clienti, limiterà la responsabilità
aziendale e, potenzialmente, si eviteranno multe milionarie e perdite di
produttività.
Sottovalutare questi aspetti è potenzialmente molto costoso, dunque
come garantite che la vostra rete di sicurezza
sia conforme al GDPR?
Ecco
alcune dritte che tutta la forza-lavoro dovrebbe seguire:
Noi tutti dovremmo vivere il GDPR come una opportunità di
riordino, riesame e miglioramento dei processi aziendali, anziché limitarci a considerare l’adeguamento alla stregue di una serie concatenata di
adempimenti e incartamenti. Vorrei
fare passare a tutti l’idea che un
corretto sistema di gestione
privacy rappresenta non soltanto un’opportunità di riordino dei dati
personali e dei relativi mezzi utilizzati per il loro trattamento, ma è soprattutto
uno strumento che consente di tutelare il patrimonio aziendale innalzando il
brand e la reputazione dell’azienda stessa.
Nel primo anniversario del regolamento, ritengo fondamentale
che, indipendentemente dal ruolo ricoperto, i dipendenti continuino a restare aggiornati sull’evoluzione del GDPR,
riflettano sui propri sforzi per raggiungerne la conformità e valutino quanta
strada l’azienda ancora debba fare per ottenerla.
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