INNOVAZIONE:
CONVIVENZA TRA UOMINI E MACCHINE
La nostra epoca è caratterizzata da un progresso in tutti i
campi del sapere: l’uomo per indole e per sua natura assetata, lungo il corso del
suo processo evolutivo, ha costantemente apportato innovazione dal campo
matematico a quello scientifico tout court, da quello sociale a quello
economico, da quello materiale a quello morale. Oggi il grande vento del cambiamento
sta soffiando soprattutto nell’ambito tecnologico. E come muta lo scibile
umano, si evolvono anche i canali, gli strumenti, i mezzi ed il rapporto,
dinamico ed a tratti complesso, tra la potenza della macchina e la sensorialità
dell’uomo.
Si è giunti oggi al cyber spazio: il nostro mondo è sempre
più connesso attraverso miliardi di devices e macchine intelligenti che
producono una straordinaria quantità di dati in grado di connettere sempre più
il mondo reale e quello telematico. Questo ha abbattuto potentemente le
barriere geografiche, ha reso l’informazione un patrimonio di tutti, ha
consentito le smart cities, ha lanciato l’eCommerce, la nascita del
neuromarketing, ha mutato il modo di fare impresa, di interfacciarsi al cliente
e di creare valore.
Anche il mio
contesto professionale contribuisce a livello globale a portare, attraverso
tecnologia ed innovazione, “virtuosità” ai luoghi in cui le persone vivono,
lavorano, viaggiano. Con l’integrazione delle tecnologie, dei prodotti e dei servizi,
creiamo ambienti intelligenti che comunque ridefiniscono le relazioni tra le
persone e ciò che le circonda. Rendere il mondo più confortevole, sicuro e
sostenibile rappresenta certamente la mission che il mio team respira ogni
giorno.
Come sosteneva l’eccellente Rita Levi Montalcini
l’innovazione però è un flusso che non si può prevedere del tutto nei suoi
sviluppi e che va letta in una visione più ampia per non renderla asettica e
distante dal reale. Per tale ragione la tecnologia è da sempre stato uno dei
focus più rilevanti della filosofia: dalla teoria dell’evoluzione di Darwin, alla
visione di Bacone della tecnica che deve domare la natura; dal
filosofo tedesco Martin Heidegger che nel 1949 sosteneva che la tecnica al
tempo stesso «disvela» e «nasconde» l'essere alla critica granitica della
tecnologia teorizzata da Gianni Vattimo. Molti pensatori anche e soprattutto oggi
si interfacciano a tale tematica dato che le sfide aperte sono svariate: si
parla ad esempio di una tecnologia che sfrutterebbe dei segnali elettrici per
stimolare il cervello aumentando di fatto la nostra capacità sia di acquisire
nuove informazioni cognitive che di utilizzarle al fine di compiere reali
azioni pratiche.
Mi domando se questa
crescita esponenziale a cui la tecnologia ci sta oramai esponendo dal principio
di questo nuovo millennio disveli in fondo anche una minaccia…io non lo credo vivamente. Mi piacerebbe però che si approfondisse il tema della mistica
della tecnologia e che si riflettesse su come poter incanalare quella
potentissima energia che essa rappresenta; non è solo un mezzo per indagare
nuove frontiere ma uno strumento per elevare il nostro status e quello della
comunità. La tecnologia è a tutti gli
effetti una forza in potenza, e per poter gestire una straordinaria
potenza è necessaria una grande coscienza che sia diretta a perseguire gli
scopi più alti dell’esistenza. Quindi, quello che dobbiamo certamente impedire
è che questa “tecno-vita” eroda il nostro spazio esistenziale e senziente.
Un mix di tecnologia tradizionale e neuroscienza nel 2011
ha aperto un varco in tal senso e ha generato il progetto SyNapse, con
cui IBM e la Defense Advanced Research Projects
Agency (Darpa) avrebbero l’obiettivo di rendere “senziente” la tecnologia.
Stiamo parlando di sistemi hardware in grado di riprodurre le azioni e il
pensiero degli esseri viventi. La partnership tra i due colossi ha permesso di
perfezionare TrueNorth, il primo chip in grado di emulare sia l’area destra che
quella sinistra del cervello umano con l’obiettivo di dare slancio a ciò che
sarebbe stata definita intelligenza olistica computerizzata, cioè
una struttura che non sia solo il risultato di calcoli e dell’assemblaggio di
circuiti informatici bensì che abbia anche una coscienza propria.
Ma crediamo veramente possibile la creazione in laboratorio
di un qualcosa di artificiale che avrebbe invece la sua naturale dimora nella
nostra mente e nel nostro cuore? La frontiera di computers che ragionano come il
cervello umano attraverso reti neurali di sinapsi spaventa un pò… ma certamente
una lunga serie di algoritmi non potrà mai sostituire l’uomo, imperfetto per
definizione ma, al contrario delle macchine, emozionale e percettivo.
In
questo scenario di dirompente innovazione non dobbiamo, a mio avviso, dimenticarci
che al centro c’è l’uomo…con le sue fragilità, la sua sensitività e la sua
capacità relazionale. Noi abbiamo ancora un’anima, valore intangibile che la
macchina non possiede…ancora!
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